Federico Amodeo (Avellino, 8 ottobre 1859 – Napoli, 3 novembre 1946) è stato un matematico italiano.
Nel 1883 si laureò in Matematica presso l’Università di Napoli, dove rimase a insegnare, come incaricato, “Storia delle matematiche“.
Fu un esperto di storia della matematica, principalmente quella napoletana prima del 1860, su cui scrisse il testo in due volumi Vita matematica napoletana, segnalato però da alcune fonti come «utile, ma non privo di una certa tendenziosità» nel sopravvalutare l’ambiente matematico napoletano del primo Ottocento.
Decalogo delle norme di ogni buon insegnante
- Guardate sempre la classe durante la lezione anche a costo di avere un alunno al quadro che scriva per voi. Il vostro convincimento deve entrare per gli occhi nella mente degli alunni oltre che con la parola. Non occorre che l’alunno che tenete al quadro sia il migliore della classe. Cambiatelo spesso.
- Suggestionate la classe con la vostra passione per l’insegnamento che impartite ed avviateli ad ammirare la bellezza della scienza.
- Non spiegate di solito mai più di mezz’ora. Siate chiari, precisi nel linguaggio; attirate l’attenzione degli alunni coll’interrogarli di tratto in tratto, mentre spiegate, sulle conseguenze di un vostro ragionamento, su qualche teorema da citare, e col far lavorare tutti contemporaneamente quando un loro compagno svolge un esercizio al quadro, in modo che essi precedano il compagno e ne siano corretti da lui.
- Ricordate che l’insegnamento delle matematiche nelle scuole medie più che informativo è educativo delle facoltà mentali. Non passate a spiegare un argomento se non vi siete accertato che l’argomento precedente, che ne forma la base, sia stato perfettamente inteso dalla vostra scolaresca.
- Interrogate tutti i giorni, ed a sorte, con ciò vi accorgerete ogni volta che la lezione precedente è stata ben capita dalla maggioranza, e impedirete che i vostri alunni si preparino solo per quella volta che prevedono di essere chiamati.
- Scegliete accuratamente il vostro testo, il meno privo di errori, e seguitelo per quanto è possibile; non lo mettete da parte come roba inutile.
- Fate imparare a memoria definizioni ed enunciati, ma impedite che ciò si faccia per le dimostrazioni. Date molta importanza alle esercitazioni al quadro, ed alle applicazioni; datene sempre una a chiunque conferisce su una parte della lezione spiegata.
- Le dimostrazioni dei teoremi facili e la risoluzione dei problemi fateli dedurre dagli stessi alunni come delle esercitazioni proposte al quadro.
- Di tanto in tanto assegnate un teorema senza spiegarlo, affinché i giovani acquistino l’abitudine d’interpretare il libro di testo da soli.
- Ricordate che il programma è come una spugna, si può chiudere in un pugno o tenerlo sulle due mani distese. Sviluppatene sempre per intero, tutte le parti, con quella profondità che si adatta alla qualità della classe ed alla intelligenza degli alunni che la compongono.