Non si sa con certezza quale sia stato il popolo che per primo utilizzò lo zero, ma si sa che esso è stato utilizzato dai Maya nel loro sistema in base 20. Poiché questa popolazione viveva in America e non vi era la possibilità di contatto tra la loro cultura e quella europea o orientale, non si ebbe la diffusione di tale uso.
Furono gli Indiani a utilizzare lo zero per indicare l’assenza di quantità, nel periodo che va dal III al VI secolo d.C. Grazie al popolo degli Arabi, lo zero approdò in Europa intorno al 780 d.C. Furono proprio loro a tradurre il termine indiano śūnya (vuoto) nel termine arabo sifr. Successivamente fu trasformato in zefir, poi in zephirum e infine in zero.
Il matematico Leonardo Pisano, detto Fibonacci (1170 ca-1250 ca) fece conoscere lo zero a tutto l’Occidente, introducendolo nel suo famoso libro Liber Abaci nel 1202.
Allo zero è stata dedicata dallo scrittore e pedagogista Gianni Rodari (1920-1980) una filastrocca dal titolo “Il trionfo dello zero”, che fa parte della raccolta Filastrocche in cielo e in terra (1960). In questa filastrocca vengono riportate alcune proprietà dello zero e potrebbe essere interessante fare in modo che gli allievi possano individuarle.
Il trionfo dello zero
C’era una volta un povero Zero tondo come un o, tanto buono ma però contava proprio zero e nessuno lo voleva in compagnia. Una volta per caso trovò il numero Uno di cattivo umore perché non riusciva a contare fino a tre. Vedendolo così nero il piccolo Zero, si fece coraggio, sulla sua macchina |
gli offerse un passaggio; schiacciò l’acceleratore, fiero assai dell’onore di avere a bordo un simile personaggio. D’un tratto chi si vede fermo sul marciapiede? Il signor Tre che si leva il cappello e fa un inchino fino al tombino… e poi, per Giove il Sette, l’Otto, il Nove che fanno lo stesso. Ma cosa era successo? |
Che l’Uno e lo Zero seduti vicini,uno qua l’altro là formavano un gran Dieci: nientemeno, un’autorità! Da quel giorno lo Zero fu molto rispettato, anzi da tutti i numeri ricercato e corteggiato: gli cedevano la destra con zelo e premura (di tenerlo a sinistra avevano paura), gli pagavano il cinema, per il piccolo Zero fu la felicità. |